La Trinità è amore

e il mistero di Dio è l'amore.

Questo finale del vangelo  di Matteo, Gesù mio, è suggestivo e, nella sua clamorosa reticenza, affascinante. 

Ci serve per vederti nella Trinità, cioè nell'equilibrio d'amore che è Dio, quel Dio che si esprime in te, Gesù mio, come Parola Amante, come dono d'amore vivo.

Vale la pena ascoltarti con silenzio e speranza.

Mt 28,16-20

"Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo»
.".

Andiamo e facciamo discepoli tutti i popoli.
Insegniamo a  loro tutto quello che ci hai comandato.
Battezziamo nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo.

Semplice. Poi è quello che abbiamo fatto, Gesù, più o meno. Perché l'insieme di questi duemila anni di predicazioni nel tuo nome è certo soddisfacente. Ma a te, Gesù mio e Immenso D** Amore, non è l'insieme che piace, ma solo i particolari.

Ma è in questo "più o meno", in ciascuno di questi "particolari" che si trova la tua forza di Amare, questa Potenza che tu, D** Trinità, sei e manifesti a noi. Innanzitutto in Gesù di Nazareth, tua Parola d'Amore vivente.

Non si tratta di riconsiderare e rileggere tutta la nostra storia. Anche. Ma non è lì il punto, almeno mi sembra. Il punto è che dobbiamo accettare che a te interessano i particolari, lo svolgersi di una vita nel tuo amore.

Vediamo come, se riusciamo a metterci davvero nelle tue mani e nel tuo respiro, Gesù.

 

"Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono
".

Ecco le prime tre cose. Le tre cose che sento fondamentali, oggi davanti a te, D** Trinità Amante.

Dobbiamo vivere dove ci hai detto di aspettarti. Nella concretezza della nostra vita, cioè.
Nel vangelo mandi i discepoli in Galilea, a casa loro.
Nel luogo da dove siete partiti. Lì ti dobbiamo aspettare "sul monte che ci avevi indicato". 

Dobbiamo andare a casa nostra, stare nelle nostre vite, dove abbiamo iniziato. Nulla di diverso dobbiamo fare, eppure tutto deve essere diverso perchè c'è questo monte, c'è la Preghiera che dobbiamo fare ogni giorno in ogni ora del giorno, come hai fatto tu. Nel monte della tua e nostra preghiera la nostra vita è meglio, è più bella, perchè ti aspetta ed è, insieme, vicina a te, alla tua presenza viva.

In questa quotidianità ci prostriamo davanti a te. 

Qui c'è un passaggio molto difficile.
Perchè è inutile chi io ti proclami Signore e Dio, se poi non prego. Cioè se non attuo la tua parola in ogni atomo e istante della mia vita.
Se non faccio così è inutile che ti riconosca Dio e Signore e se lo faccio è per la mia condanna.

Mi prostro davanti a te e poi uso sessualmente la mia schiava o il mio schiavo che non possono ribbellarsi.

Mi prostro davanti a te e poi non pago chi lavora per me, mi tengo le loro paghe, li costringo a lavorare troppo.

Mi prostro davanti a te e poi compro e vendo armi.

Mi prostro davanti a te e poi mi arricchisco troppo e così rendo povere molte altre persone.

Mi prostro davanti a te e non accolgo lo straniero, il profugo, il miserabile, il carcerato e chiunque abbia bisogno di aiuto.

Mi prostro davanti a te e disprezzo chi considero miserabile e peccatore, come le prostitute o gli esattori delle tasse per conto di un potere militare straniero o i detentori del potere religioso, politico e simbolico.

Riconoscerti Dio e prostrarsi davanti a te significa ben altro. Prostrarsi davanti a te lo faccio solo se ti do quel che tu ci chiedi nel capitolo 25 di Matteo:
«
io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi» (Mt 25, 35-36)

Se faccio così, ogni giorno e umilmente, stando nel monte ad aspetterti e, nel mentre, occupandomi di chi è nella fame e nella sete, di chi è forestiero, di chi è nudo, di chi è malato, di chi è carcerato e se faccio queste cose semplicemente, senza aspettarmi nulla, ma solo aspettando te e anche lamentandomi con te perché sei in ritardo, e magari dormi, Sposo, beh, allora a un certo punto scopro che non vero che son solo, e non è vero che la contentezza che sento è per il "dovere compiuto"  o per il "lavoro ben fatto".

Scopro  invece quanto è vero che tu sei qui, con me, a casa tua nel mio cuore, fino alla fine del mondo e molto oltre, Gesù.

Nell'Amore in cui ci amiamo di un amplesso eterno, Signore, Immenso amante, Dio Trinità di cui io sono.

ciao r

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