Gesù è la libertà delle parole...

... la loro verità, la loro sapienza.

"Come cogliere in fallo Gesù".
Qui c'è già tutto il resto, tutto ciò che è contenuto nella successiva e famosa parte. Ci sono le tue parole che liberano perché sono libere.

Gesù, aiutami a non giudicare, a non essere cattivo. 

Quando leggo questo progetto, così come Matteo lo presenta, sento che qui c'è la migliore descrizione, almeno che io conosco, dell'uso della parola come menzogna e come inganno. Si vuole parlare per cogliere una persona in fallo, per ingannarla e per farla sbagliare, così da poterla eliminare, così da ucciderla "con le parole". Per far vedere a tutti che quella persona sbaglia, cade in fallo, è nell'errore. La tua risposta è semplice, elementare, si base su poche cose. Cioè non è una risposta raffinata e non mostra "cultura politica", ma solo la vita semplice di chi è fuori dalle parole incatenate all'inganno.

Ascoltiamoti 

Mt 22,15-21

"I farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
"

C'è un primo elemento di contesto che va chiarito.
Farisei ed erodiani non si sopportavano. Sono su parti diverse dell'ebraismo di allora. Ma qui, in questa circostanza, si alleano. Hanno un nemico in comune e contro quel nemico si alleano. Non succede spesso, nelle storie umane. Ma a volte succede. Qui è successo.

Il secondo elemento che va messo in luce è che il verbo greco per "cogliere in fallo" è "prendere al laccio con la parola". Gesù, ti vogliono accalappiare a parole, ti vogliono costruire una gabbia di parole dove rinchiuderti.

Il terzo elemento è il quesito.
Chiedere se «è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?» non è un quesito, anche se ha forma di domanda. Ma è un affermazione dentro la quale ti si vuol costringere e stare.
Quella frase significa questa altra frase: «Noi farisei abbiamo sulla occupazione romana una posizione diversa da quella degli zeloti, e diversa anche da quella degli erodiani che sono qui con noi. Tu devi assumere una posizione sulla questione di Roma e di Israele. Dicci la tua».

Allora tutti i complimenti iniziali («sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno») sono solo per distrarti dalla trappola che ti stanno mettendo davanti. Qualsiasi cosa rispondi, infatti Gesù, tu rispondi male - se dici che il tributo non va pagato sei ribelle a Roma, se dici che va pagato sei traditore di Israele.

Ma, come chiarirai molto in fretta, il tuo regno non è di questo mondo.

Così tu sposti completamente la questione, la riduci alla sua semplicità:«Mostratemi la moneta del tributo». Roma non è solo il suo esercito, e i suoi governatori e imperatori. Roma è anche una rete di relazioni che gli ebrei accettano, anche se contestano, almeno a parole, il dominio di Roma.
La moneta con cui si paga il tributo è una moneta romana è ha il simbolo del potere politico che l'ha fatta nascere.
«Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?» Se sono di Cesare allora rendete a Cesare ciò che è suo. Ma sopratutto rendete a D** quello che è di D**.
Cioè la vita e l'amore.
Proprio perché il regno di D** non è di questo mondo, allora serve distinguere le cose di questo mondo dalle cose di D**.

E la prima cosa di D** è la verità nella parola.
Bisogna liberare la parola dai legacci in cui la costringiamo, bisogna farla vivere libera, che sappia raccontare il mondo con semplicità e senza lacci, senza catene. Quali relazioni ho con Roma? Ogni giorno che cosa faccio, come mi comporto, con il potere di Roma? Uso o non uso la moneta di Roma, con il ritratto dell'imperatore e un suo motto nella sua lingua?
Perché parlo di rivolta? chi deve fare la rivolta? chi deve morire nella rivolta? come deve morire? chi guida la rivolta? come guida la rivolta? con quali obbiettivi la guida? con quali parole semplici e oneste?
Il primo insegnamento che ci dai, Gesù, sulla politica non è quello di "starne lontani", ma quello di essere semplici e senza tranelli di parole. E di riconoscere i ruoli. Chi fa che cosa. Chi usa tranelli di parole non ti segue, Gesù. Come chi inganna sui ruoli e sulle competenze. Chi lo fa non ti segue.

Chi ti segue, Gesù, sa che al centro di tutta la sua vita deve mettere D** stesso, in modo da poter rendere a D** ciò che compete a D**.
Ma che cosa "compete a D**?

Una cosa soltanto: la vita, la mia personale vita e quella di ogni essere vivente attorno a me. A D** appartiene la vita in questo senso profondo.
Il senso dell'amore.

Devo amare e rispettare la vita che mi è stata donata da D** e, allo stesso modo, la vita di ogni essere umano e di ogni essere vivente che è nelle mie relazioni di vita. Iniziando dalle vite degli esseri viventi di cui mi nutro.
Come hai risposto tu, Gesù Signore.

«Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
(Mt 22,35-40)

 Perché la vita e l'amore sono D** e D** vive in ogni vita e in ciascuno dei suoi atti d'amore.

ciao r



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