La vita e l'amore, la vita o l'amore:dov'è il potere di Dio?

Dio piange?




Non so Gesù. So proprio niente e tu lo sai.
Ma c'è un punto, in questo vangelo di Giovanni, un punto che mi turba, che mi ha sempre turbato.
Tu che piangi lacrime sincere sul "tuo amico" Lazzaro, colui che amavi.
Mi turba perché trovo vera l'osservazione malevola di qualche presente: "Ma insomma, costui ha fatto vedere a un cieco nato, ma perché non ha impedito al suo amico di morire, anzichè adesso mettersi a piangere?".
Per la Gloria di Dio, tu hai già risposto e rispondi.
Per la nostra incredulità, aggiungo io, perché vogliamo vedere segni, che tu preferiresti non darci ma che poi ci dai, perché ne abbiamo bisogno.
La gloria di Dio deve battere la nostra incredulità, altrimenti non ci salva.
Ma qual'è, qui, il segno?

Ascoltiamoti.




"In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». 
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. 
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui".
 
(Gv 11,1-45) 




Camminiamo alla luce del giorno Signore, perché tu sei il giorno e nella tua luce posso sbagliare, perché sono ostinato, ma sarà un errore alla gloria di Dio.

Mi sento come i tuoi discepoli, non capisco. E quindi spero che tu mi spieghi, perché non oso chiederti niente. Ma ti seguo, comunque.




Lazzaro sta male e tu non fai nulla per aiutarlo.
Sei distante due o tre giorni di cammino veloce da lui, ma non ti muovi. Aspetti quattro giorni e poi vai con i tuoi discepoli verso Betania.
Arrivi ed è morto, come ti aspettavi e sapevi.
Marta e Maria sono sconvolte , e ti comporti in modo diverso con loro.
A Marta fai la domanda cui anche io rispondo di sì, come lei: «Sì, Gesù mio, anche io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
A Maria non fai domande, solo chiedi di portarti dov'è il sepolcro del fratello. E piangi con lei, vedendola turbata e mentre vai lì dove il tuo amico è sepolto.
Chiaramente il tuo rapporto con Marta e Maria è differente, e le ami in modi differenti. A Maria non chiedi niente, solo vuoi condividere la sua vita e il suo dolore.
In tutto questo chi è Lazzaro?
L'oggetto di un amore forte. L'oggetto, lontano e scomparso alla vita e alla vista, di un amore così grande. L'oggetto, non il soggetto.
Lazzaro non è mai soggetto in questa storia, ma è sempre oggetto.
Lazzaro "si lascia fare", è docile e sottomesso, è quieto. Lazzaro fa agire e parlare le sorelle in suo nome, e ha in te il massimo amico e protettore che si possa sperare.
Ma di per sè Lazzaro, in questa storia, è agito e non agisce.

Qui forse c'è l'insegnamento più forte, proprio dell'audacia del tuo amore.
Il fatto che il tuo amore è per la resurrezione, ma non solo per la resurrezione della carne. Certo anche, anche della carne. Ma sopratutto la tua resurrezione è per la trasformazione, qui e ora, della nostra vita a noi stessi.
Fai aprire il sepolcro, non lo apri tu con un gesto della tua volontà, ma lo fai aprire.
Quindi chiami il tuo amico: «Lazzaro, vieni fuori!». 
E Lazzaro esce, probabilmente stupito e sconvolto da quella esperienza.
E qui il tuo amore ha il tocco di grazia che solo tu possiedi: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

La vita va liberata e va "lasciata andare", dove vuole e come vuole. Fidandosi dell'amore e senza imporre nulla, se non la vita stessa.
Perché la vita non la scegliamo, ci viene donata; l'amore invece lo scegliamo e lo doniamo a nostra volta.
Come hai fatto tu con Lazzaro e come dobbiamo fare noi sempre.
Nella grazia del tuo amore, nelle sue audacie.




ciao r

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