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Visualizzazione dei post da aprile, 2014

Dio è Amore

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Le nostre ansie ahi! quanto piccine amor mio, le nostre ansie paure cieche delle nostre volontà di bene così ben vedenti, invece, da saper fare palchi terrazzamenti confini etiche divieti patiboli dal basso dei quali impiccarti, mia Dio. Amore. Le nostre ansie ad amare e le paure ahi! quanto corte amor mio, quanto brutali. Queste nostre ansie zitte davanti alle sovranità dei tuoi amori amor mio abissale, altissimo vuoto di luce, profondità fosse amore di ombre libere sconvolgenti di carezze e mani tutti i miei poco. E i nostri sponsali, amore, le nostre ripetute nozze d'Amore in tutte le successioni dei tuoi sfarzi di farti Dio in giochi d'amore di essere Dio in mutamenti di sensi ... perdendomi così, perdendomi la vita - le mie settanta volte sette vite tutte umane - nelle inconcluse diversità dei tuoi amarmi. Dio, mia... « E il giudizio è questo: la luce è venu

Gesù è risorto!!! Gesù è vivo!!!...

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... e l'ho visto coi miei occhi. Se leggiamo Giovanni, Gesù Sposo, c'è alla fine una frase significativa. Ma leggiamo tutto, e facciamo attenzione alla frase. (Gv 20,1-9)  +  Dal Vangelo secondo Giovanni "Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo

La morte divina ...

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... e la morte umana In realtà, Gesù mio, ho l'impressione che, per noi cristiani tuoi seguaci, la tua morte il venerdi santo è la morte di un uomo e non la morte di Dio. E però sono anche convinto, emotivamente e irrazionalmente convinto, che nel piano invisibile e incomprensibile (almeno per me! e in questa vita) di quell'Amore per te e in te verso di noi, di quel Dio sconosciuto che tu chiami "Abbà" ("padre" o meglio "babbo" o "papà"), dentro questo piano ignoto e terribile, è proprio Dio che muore come muori tu e nella tua morte. Ma in che modo questo sia possibile non lo so. Ma so che il racconto della tua morte, che ogni anno celebriamo e ricordiamo nelle nostre parole che si fanno pietra e cuore, questa narrazione della tua morte è la stessa, semplice, narrazione delle innumerevoli morti inique che l'umano ha voluto e vuole  contro l'umano e contro la vita. Per questo la prima cosa che dobbiamo fare è ascoltarti

Giovedì santo ... La proclamazione dell'inizio dell'anno di Grazia del Signore

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Gesù mio, sposo. Oggi è il primo di questi tre giorni più uno e mezzo. I tre giorni della tua consacrazione ad amante e sposo. A re e amico di ciascuna e ciascuno di noi. Il momento è sempre bello e, per me, è come se fosse arrivato - finalmente - il giorno della libertà, i giorni dell'amore. Anche se ripercorro la tua morte e il nostro tradimento verso di te e il tuo amore, insieme facciamo la strada che ti porta tra di noi, vincitore della morte e delle tenebre. Luce amante e gioia d'amare. Oggi i Vangeli sono due, amico mio e sarà dura trovare un unico filo di cammino tra questi due testi così belli e complessi. Vangelo del Giovedì Santo (Lc 4,16-21) "In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’

La domenica delle palme, ... e dei bambini

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La domenica dell'amore Tu lo sai, Amico mio, siamo all'apice, al momento supremo. Tu sei solo contro tutto il mondo, e vincerai tu. Perdendo, e morendo. Ma oggi è la domenica delle palme, e degli ulivi. Palme strappate per onorare te, il Re, l'unico re che arriva su puledra d'asina, senza armati, senza legioni, senza ministri. Senza seguaci. Solo, con donne e bambini, su puledra d'asina. Tu, Amico mio, e solo tu lo sai. (Mt 21,1-11) Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mit

La vita e l'amore, la vita o l'amore:dov'è il potere di Dio?

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Dio piange? Non so Gesù. So proprio niente e tu lo sai. Ma c'è un punto, in questo vangelo di Giovanni, un punto che mi turba, che mi ha sempre turbato. Tu che piangi lacrime sincere sul "tuo amico" Lazzaro, colui che amavi. Mi turba perché trovo vera l'osservazione malevola di qualche presente: "Ma insomma, costui ha fatto vedere a un cieco nato, ma perché non ha impedito al suo amico di morire, anzichè adesso mettersi a piangere?". Per la Gloria di Dio, tu hai già risposto e rispondi. Per la nostra incredulità, aggiungo io, perché vogliamo vedere segni, che tu preferiresti non darci ma che poi ci dai, perché ne abbiamo bisogno. La gloria di Dio deve battere la nostra incredulità, altrimenti non ci salva. Ma qual'è, qui, il segno? Ascoltiamoti. "In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i