26 gennaio 2011, mercoledì della 3° settimana dell'anno ordinario

"In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”»." (Lc.10, 1-9)










«Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».


Però, Gesù mio, ci dai ordini ben difficili!
Ci dici di andare e di comportarci come tutti gli altri e le altre.
Ci inviti a non chiedere alcun trattamento particolare, per non distinguerci in alcun modo.
Ma poi, come riusciamo ad essere persone in mezzo a persone ed uguali a loro, allora dobbiamo "guarire i malati che vi si trovano", ma senza grandi scene, come facevi tu, come se niente fosse, come se fosse una cosa normale, e far loro intendere che è normale visto che, subito dopo, gli annunciamo con gioia e senza rullìo di tamburi che il Regno dei cieli è vicino a loro.
Gesù, ma ti pare?! mica è facile, lo sai? mica ci riescono tutti!
Ma è proprio qui, mio Re, che tu chiedi la nostra conversione totale.
Stando nel mondo come se ci fossimo solo "in prestito", e vivendo la vita di tutti e specialmente dei più miseri e poveri, perché non è la nostra vita, perché la nostra vita è altrove come quella dei miseri e dei poveri, e dobbiamo raggiungerli proprio per guarirli e portarli a te.
Ma, così, semplicemente, come uscendo dalla chiesa per andare a fare la spesa, come avendo appeso il berretto per mettersi a lavorare, come uno sguardo di sole che illumina le mura di qualsiasi edificio e non solo di quelli che lo meritano.
ciao
r

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